venerdì 15 agosto 2014

Roverandom.
 Le avventure di un cane alato - J.R.R.

TolkienLa produzione del maestro Tolkien è pressochè infinita. Nel corso degli anni dopo la sua morte, i suoi figli hanno continuato a pubblicare vari testi più o meno tradotti in diverse lingue e il racconto di cui vi parlo oggi è uno di questi testi molto postumi. Si tratta di Roverandom. Le avventure di un cane alato scritto nel 1925 ma donato al grande pubblico solo nel 1998. Anche in Italia è arrivato nel 1998 ma la mia copia è quella più recente del 2013 della Bompiani. All'interno vi sono anche le illustrazioni originali dal pugno di Tolkien che esemplificano alcuni passaggi del racconto (ma alcuni soltanto) rendendo la narrazione molto gradevole e proprio una di queste illustrazioni è diventata la copertina del libro. Senza fronzoli, di impatto, asciutta, la colorazione rende moltissimo. Mi piace.
Al contrario dei grossi lavori cesellati per la pubblicazione Roverandom è stato redatto in quattro versioni ma mai veramente preparato per essere pubblicato (la casa editrice lo rifiutò dopo aver pubblicato Lo hobbit). La versione curata da Christine Scull e Wayne Hammond è la stesura numero quattro, quella più adatta per il pubblico e più matura, con rivisitazioni e miglioramenti dello stesso autore. Il racconto è stato scritto per consolare il secondogenito di Tolkien, Michael a cui è dedicato il libro, per la perdita di un cagnolino giocattolo. La genesi è stata proprio questa, spiegata anche nella lunga prefazione dei due curatori dell'opera. Nell'estate del 1925 Tolkien, la moglie e i tre figli andarono in vacanza a Filey, Yorkshire costa est dell'Inghilterra. Michael, che all'epoca aveva cinque anni, non si separava mai da un cagnolino in stagno piccolissimo ma un giorno, durante una passeggiata in spiaggia con il padre e il fratello maggiore John, il giocattolo venne perso. Vane furono le ricerche e Michael era davvero inconsolabile dalla perdita del suo amico preferito perciò Tolkien decise di raccontare al figlio la motivazione della scomparsa del cagnolino. Da lì nacque il racconto di Roverandom che crebbe e si delineò maggiormente con l'andare avanti della storia ma che rimase nella mente di Tolkien per due anni, fino a quando non si decise a trascriverlo. Per altri dettagli sulla genesi del racconto vi rimando alla prefazione dell'edizione, sicuramente molto più esaustiva ed esatta di me. E anche più interessante.
Trama. Rover è un cagnolino cucciolo a macchie nere e bianche molto vivace. Un giorno, mentre sta giocando con la sua palla gialla in giardino, uno stregone passa nel vialetto e la raccoglie, pensando di trasformarla in un dono per il cagnolino. Subito Rover gli intima (abbaia ovviamente ma lo stregone capisce il linguaggio canino) di lasciarla con fin troppa veemenza e lo stregone per dispetto si mette la palla in tasca. Rover, a questo punto, gli morde i pantaloni che si strappano. Lo stregone, molto arrabbiato, lo maledice trasformandolo in un giocattolo e Rover si ritrova sugli scaffali di un negozio, acquistato poi come regalo per Two, un ragazzino che vive in riva al mare. Il giorno dopo Rover riesce a scivolare dalla sua tasca e perdersi nella spiaggia. Incontra Psamathos, il mago della spiaggia, che lo salva e gli dice che solo lo stregone può annullare l'incantesimo. Iniziano, così, le avventure di Rover che si spingerà dalla Luna al profondo mare pur di ritornare a casa.
La trama è sicuramente adatta a tutte le età, in particolare la trovo indicata come lettura ad alta voce ai bambini. Le descrizioni sono poche, ma quelle che si trovano, sono ricche di fantasia e spesso senza nessuna coerenza, in modo da far risultare i personaggi buffi e piuttosto strambi, assolutamente incredibili. Anche i dialoghi sono pochi e il linguaggio curato ma semplice.
La narrazione è in terza persona con il punto di vista di Rover e spesso l'autore si rivolge direttamente al lettore, dando un suo parere o chiedendone uno a sua volta. Sicuramente questa è una caratteristica della produzione di Tolkien visto che l'ho notato in quasi tutti (o forse tutti?) i libri che ho letto fino ad ora. Credo che renda il lettore più coinvolto, che sia costretto in un qualche modo a riflettere sulla lettura e sui fatti, che si debba porre domande.
Una piccola recensione per un piccolo racconto e, al contrario dei libri più complessi, i racconti non hanno bisogno di troppe spiegazioni. Più che altro vi ho presentato il libro e raccontato due cosette ma di più, per me che non sono una grande esperta, è difficile tirare fuori. Mi è piaciuto e ve ne consiglio la lettura, tutto qui.

 
Fonte: L'INCHIOSTRO DI ALICE Vi lascio il link di ibs: Roverandom - J.R.R. Tolkien
Autore: J.R.R. TolkienDati: 2013, 173 p., ill., brossuraTraduttore: Bendel Dragone F.Editore: Bompiani (collana I grandi tascabili)

Il Silmarillion

Il Silmarillion wikipedia


Tolkienpedia


>>> Tolkienpedia

>>> The Encyclopedia of Arda


Silmarrillion, Just under the Cover.jpg
silmarillion.jpg


Il Silmarillion
Ed. CDE spa Milano su licenza Rusconi Libri 1978
stampa 1988
di J.R.R. TOLKIENA cura di Christopher TolkienTraduzione: Francesco Saba Sardi
Titolo originale: The Silmarillion (1977)
Milano, 1987, Euroclub (su licenza Rusconi)
ISBN: n.d.
Ri/Sc, dim. [hxl]: 220x135, pagine: 456 (ill. b/n, mappa f.t.), prezzo: n.d.
Copertina: illustrazione di Oliviero Berni

Quarta di copertinaIL SILMARILLION
iniziata nel 1917 e portata a termine dal figlio, è considerata l'opera «prima» di Tolkien, e non solo cronologicamente: essa costituisce la base del repertorio mitico da cui sono derivati «Il Signore degli Anelli» e «Lo Hobbit».

Risvolto di copertinaIl Silmarillion, iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rapresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. "Opera prima", dunque (ma anche "ultima", e di tono assai diverso, ben più elevato delle altre), essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata, direttamente o indirettamente, la filiazione delle sue favole, da Lo Hobbit a Il Signore degli Anelli, da Il cacciatore di draghi ai racconti di Albero e Foglia. Si tratta di un'opera che, nella vasta produzione di Tolkien, occupa una posizione di primato, non soltanto temporale, ma anche e soprattutto tematica e formale. Vi si narrano gli eventi della Prima Età, alla quale di continuo si rifanno, come a un necessario antecedente e a una chiave interpretativa, i personaggi e le vicende de Il Signore degli Anelli. I tre Silmaril, nucleo simbolico della narrazione, la cui perdita e tentata riconquista costituiscono lo schema della vicenda, sono gemme tenute in altissimo conto dagli Elfi, ma concupite anche da Melkor-Morgoth, primo Signore delle Tenebre, perché contengono la Luce dei Due Alberi di Valinor distrutti dall'Avversario.
Vera e propria mitologia i cui modelli ideali vanno ricercati nella tradizione celtica altomedievale, Il Silmarillion, che comprende cinque racconti legati come i capitoli di un'unica "storia sacra", narra la parabola di una caduta: dalla "musica degli inizi", il momento cosmogonico, alla guerra, eroica quanto disperata, di Elfi e Uomini contro l'Avversario. L'ultimo dei racconti costituisce l'antecedente immediato del Signore degli Anelli, sorta di prefazione elaborata nei toni epici che caratterizzano tutto quel grande "pentateuco" che è Il Silmarillion. Il quale non è un romanzo né una favola, bensì un'opera unica nel suo genere, forse l'unico tentativo coerente, compiuto in tempi recenti, di costruire un vero e proprio edificio mitico imperniato sulla fondamentale antitesi tra brama di possesso e poteri creativi, tra amore per la bellezza suprema e volontà di dominio, insomma tra "essere" e "avere": un'antitesi cantata nel linguaggio, sublime e semplice insieme, che è proprio dell'antico epos. Mai pubblicato vivente l'autore per la sua qualità di work in progressIl Silmarillion vede finalmente la luce grazie all'opera paziente del figlio dell'autore, Christopher, che ha compiuto un attento lavoro di ricerca e collazione sui manoscritti lasciati dal padre.

Indice Prefazione, di Christopher Tolkien
Ainulindalë «La musica degli Ainur» Valaquenta «Novero dei Valar» Novero dei Valar e dei Maiar secondo la tradizione degli Eldar
I Valar
I Maiar
I Nemici
Quenta Silmarillion «La storia dei Silmaril» I. L'Inizio dei Giorni
II. Aulë e Yavanna
III. L'avvento degli Elfi e la cattività di Melkor
IV. Thingol e Melian
V. Eldamar e i Principi degli Eldalië
VI. Fëanor e la liberazione di Melkor
VII. I Silmaril e le agitazioni dei Noldor
VIII. L'Ottenebramento di Valinor
IX. La fuga dei Noldor
X. I Sindar
XI. Il Sole, la Luna e l'Occultamento di Valinor
XII. Gli Uomini
XIII. Il ritorno dei Noldor
XIV. Il Beleriand e i suoi regni
XV. I Noldor del Beleriand
XVI. Maeglin
XVII. L'avvento degli Uomini in Occidente
XVIII. La rovina del Beleriand e l'uccisione di Fingolfin
XIX. Beren e Lúthien
XX. La Quinta Battaglia, Nirnaeth Arnoediad
XXI. Túrin Turambar
XXII. La rovina del Doriath
XXIII. Tuor e la caduta di Gondolin
XXIV. Il viaggio di Eärendil e la Guerra d'Ira
Akallabêth - La caduta di Númenor
Gli Anelli del Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione
Nota del traduttore Tabelle I. La Casa di Finwë
II. I discendenti di Olwë ed Elwë
III. La Casa di Bëor
IV e V. La Casa di Hador e la Gente di Haleth
La scissione degli Elfi Indice dei nomi Nota sulla pronuncia Appendice: Etimi dei nomi Quenya e Sindarin

Il Silmarillion wikipedia


Il Silmarillion (The Silmarillion) è un'opera mitopoietica scritta da J. R. R. Tolkien e pubblicata postuma nel 1977, che narra le vicende di Arda, dalla sua creazione fino all'inizio della Quarta Era.

Considerata dal figlio dell'autore Christopher Tolkien l'opera primaria, fondamentale e centrale del padre[1], è stata forse anche quella più amata dal suo autore; essa non è e non vuole essere un romanzo, ma piuttosto un corpus mitologico, o legendarium, ideato come cuore dell'universo tolkieniano, una serie di narrazioni e vicende a cui l'autore lavorò per tutta la vita, senza terminarle, utilizzandole nel frattempo quale base per sviluppare alcuni dei suoi capolavori, quali Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit. Tolkien non vide mai la pubblicazione del materiale del libro (tranne alcuni brani, che, cambiati e riassunti, appaiono nelle Appendici de Il Signore degli Anelli), che fu pubblicato (come molti altri) postumo dal suo curatore, il figlio Christopher, che ne integrò le parti mancanti.


Il Silmarillion si compone di cinque parti:

Ainulindalë — la creazione di , l'universo tolkieniano.

Valaquenta — una breve descrizione dei Valar e dei Maiar, gli esseri soprannaturali.

Quenta Silmarillion — gli eventi prima e durante la Prima Era, che costituiscono la maggior parte dell'opera.

Akallabêth — la storia di Númenor durante la Seconda Era.

Gli Anelli di Potere e la Terza Era — nel quale vengono riassunti gli eventi della Seconda e Terza Era dei quali sono protagonisti gli Anelli di Potere fino all'inizio della Quarta Era.

>>> Genesi dell'opera ...CONTINUA



John Ronald Reuel Tolkien (pronuncia /ˈtɒlkiːn/[1]; Bloemfontein, 3 gennaio 1892  Bournemouth, 2 settembre 1973) è stato uno scrittore,filologo, glottoteta e linguista britannico, spesso abbreviato in J. R. R. Tolkien. Importante studioso della lingua anglosassone, è l'autore de Il Signore degli Anelli e di altre celebri opere riconosciute come pietre miliari del genere fantasy, quali Lo Hobbit e Il Silmarillion.

Fu Rawlinson and Bosworth Professor di antico inglese dal 1925 al 1945Merton Professor di lingua e letteratura inglese dal 1945 al 1959presso l'Università di Oxford[2], dove contribui alla creazione del New Oxford English Dictionary. Fu amico intimo di C. S. Lewis, insieme al quale fu membro di un informale gruppo letterario conosciuto comeInklings. Nel 1961, Lewis segnalò Tolkien alla giuria del Premio Nobel per la letteratura, che venne però scartato, perché la sua scrittura venne definita "prosa di seconda categoria"[3]. Nel 1972 Tolkien ricevette lalaurea honoris causa all'Università di Oxford e fu insignito dalla regina Elisabetta dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico[4].

Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di opere basate sull'ampia raccolta di appunti e manoscritti incompiuti del padre, tra cui Il Silmarillion. Questi, assieme a Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, formano un unico corpo di racconti, poemi, linguaggi fittizi e saggi su un mondo immaginario chiamato Arda, e la Terra di Mezzo[5] al suo interno. Tra il 1951 e il 1955 Tolkien applicò la parola legendarium alla gran parte di queste opere.[6]

Sebbene molti altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima degli scritti tolkieniani[7], il grande successo dello Hobbit e del Signore degli Anelli, nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti, condusse a una riscoperta del genere. Questo fatto portò Tolkien ad essere popolarmente conosciuto come il "padre" della narrativa fantasy moderna,[8] o più precisamente high fantasy.[9] Gli scritti di Tolkien hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere. Nel 2008, The Times ha posizionato Tolkien al sesto posto in una classifica de "I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945".[10]
    >>>> J.R.R._Tolkien 



Il Silmarillion libro trama


Il Silmarillion


JRR Tolkien ha iniziato a scrivere Il Silmarillion nel 1917. Nonostante ciò l’opera è stata rifinita e pubblicata soltanto nel 1977, a quattro anni dalla sua morte.

Il racconto, che prende il nome dai silmaril, i gioielli protagonisti dell’epopea elfica, rappresenta il corpus storico-mitologico che dà profondità a Lo Hobbit e, soprattutto, a Il Signore degli Anelli; in altre parole, come dice Nagy Gergely, è la “storia delle storie, sia in senso storico che metafantastico” .

Tolkien non scrisse le storie che compongono l’opera in modo cronologicamente lineare ma inventò dei racconti a sé stanti, a cui soltanto in seguito diede una connessione e che furono definitivamente organizzati postumi dal figlio Christopher.

Il primo scritto di Tolkien legato a Il Silmarillion fu The Lay of the Children of Húrin, che poi venne rielaborato con altre versioni del racconto e pubblicato da Christopher nel 2007 con titolo I Figli di Húrin.

Il Silmarillion deve la sua prima parte, detta Ainulindalë - in cui si narra dell’Unico Dio, dei valar e della creazione dell’universo - non soltanto alla cosmogonia biblica, ma anche a quella pagana. Se è vero che nel mondo fantastico di Tolkien esistono un unico dio (Eru), gli angeli (i valar), degli angeli gerarchicamente inferiori (i maiar) e  un angelo decaduto divenuto nemico di Dio (Melkor), è altresì vero che i valar sono capeggiati da Manwë e hanno ognuno delle prerogative legate alla natura o alle arti proprio come gli dei greci o germanici; ad esempio, se Yavanna ricorda molto Artemide, per l’amore per i boschi e la natura, Aulë è molto simile al dio-fabbro Efesto, così come Tulkas, il campione dei valar, e Melkor, il cattivo, nel loro rapporto conflittuale ricordano molto i germanici Thor e Loki.

Ma non solo. Echi mitologici sono presenti anche in molte delle vicende descritte ne Il Silmarillion, come ad esempio la morte di Túrin che, come vedremo in seguito, è la stessa di Kullevro, personaggio del poema nazionale finlandese Kalevala, o la storia d’amore fra Beren e Luthién, che ricorda molto il mito di Orfeo ed Euridice, o ancora l’inabissamento di Numénor (detta anche Atalantë) che richiama esplicitamente il mito di Atlantide. Senza contare la seconda profezia di Mandos riguardante la Dagor Dagorath, l’ultima battaglia fra forze del bene e forze del male, per cui, come avvenne per il lupo germanico Fernir contro gli asi durante il Ragnarok , Morgoth si sarebbe liberato dalla schiavitù e avrebbe dato battaglia ai valar.

Tolkien amava molto Il Silmarillion poiché era nato dalla volontà di fornire un contesto storico-narrativo alle lingue fatate da lui inventate per pura passione. Purtroppo per lo scrittore nessun editore, almeno fino al successo de Il Signore degli Anelli, ne rimase tanto colpito da procedere a una sua pubblicazione.


La trama

Tutto ebbe origine dalla musica dell’unico dio Eru Ilúvatar, che creò gli spiriti minori Ainur, a cui affidò una melodia ciascuno dell’intera sinfonia creativa. Furono creati Eä, l’universo, e Arda, la terra.

Melkor, che insieme a Manwë era il più potente fra gli Ainur, aveva l’ambizione di distinguersi dagli altri e perciò prese a cantare una melodia propria, diversa da quella affidatagli da Eru. Fu questa l’origine del male.

Gli Ainur scesero in Arda e presero ad abbellire il mondo, dovendo però guardarsi dalla forza distruttrice di Melkor che mirava a guastare il loro lavoro. Iniziò così una lunghissima lotta fra le forze del bene e quelle del male. Il tutto mentre si stavano preparando a nascere i figli primogeniti di Eru: gli elfi.

Insieme agli Ainur, che presero a vivere nella Terra di Aman, con il nome di valar, vennero inviati sulla terra anche i Maiar, spiriti minori che Melkor cercò di corrompere. Fra quelli che vennero cooptati del vala malvagio c’erano i balrog, divenuti demoni del fuoco, e il terribile Sauron.

Il vala Aulë creò i nani, ma siccome erano figli illegittimi di Eru, in quanto generati senza il suo permesso, furono fatti dormire nella roccia fino alla nascita degli elfi. La sposa di Aulë era Yavanna, spirito particolarmente amante della vegetazione, che originò gli ent, pastori della foresta, e i due alberi della luce che furono posti in Valinor, la città dei valar.

Gli elfi nacquero sotto le stelle della Terra di Mezzo, belli oltremodo e amanti delle arti e della natura; non erano soggetti a malattie o alla morte naturale e quando venivano uccisi si reincarnavano. Il vala Oromë condusse gli elfi a vivere a Valinor, ma durante il viaggio alcuni preferirono rimanere sulla Terra di Mezzo, e furono chiamati moriquendi (elfi scuri), per distinguerli dai calaquendi (elfi della luce).

Fra i calaquendi, eldar (elfi) che giunsero nella terra dei Valar, uno era in particolar modo potente e aveva nome Fëanor. Lui forgiò i tre gioielli, detti “silmaril”, che contenevano un po’ della luce di Telperion (l’albero d’argento) e Laurelin (l’albero d’oro), creazioni di Yavanna.
Melkor, che dopo la prima grande guerra contro i valar simulò un pentimento e venne chiamato da Manwë a vivere a Valinor, fece morire i due alberi della luce, aiutato dalla sua creatura Ungoliant, progenitrice di tutti i ragni.
Siccome Yavanna non aveva più la forza per creare altri due alberi simili, chiese a Fëanor di darle i silmaril grazie ai quali avrebbe potuto guarire Teleperion e Laurelin. Ma l’orgoglioso e avido elfo rifiutò, proprio mentre Melkor, da quel momento chiamato Morgoth (oscuro nemico del mondo), stava fuggendo dalla Terra di Aman con i tre gioielli della discordia.
Il furto provocò la ribellione di Fëanor nei confronti dei valar.
L’elfo con la maggior parte dei noldor, la stirpe a cui egli apparteneva, decise di abbandonare Valinor per riconquistare i silmaril, e per far ciò si impossessò delle navi degli elfi teleri. La battaglia dove i noldor uccisero i teleri per il possesso dei vascelli venne chiamata il Fratricidio di Alqualondë, e da allora la stirpe di Fëanor fu maledetta dai valar.
I noldor, di cui faceva parte anche la potente Galadriel, raggiunsero la Terra di Mezzo, luogo in cui si era rifugiato Morgoth che nel Beleriand aveva creato la fortezza di Angband.
Dopo gli eldar nacquero gli uomini che avevano il dono di poter abbandonare il mondo con la morte, raggiungendo tramite essa l’Unico Dio per un destino ignoto persino ai valar.
Iniziarono le guerre per i silmaril e per la Terra di Mezzo, che videro protagonisti gli elfi e gli uomini contro Morgoth e le sue armate di orchi, draghi, balrog, troll e altre creature malvagie da lui corrotte e adunate.
Fra le vicende note legate alla Prima Era, la più antica è quella relativa alla prima unione fra uomini ed elfi, con l’uomo Beren e l’elfa Lúthien che diedero vita alla stirpe dei mezzelfi, ovvero creature che potevano decidere se avere le caratteristiche degli elfi o degli uomini. Le avventure dei due innamorati portarono anche al recupero di uno dei silmaril e al primo, e unico, caso di resurrezione umana .
Fra gli uomini famosi della Terra di Mezzo vi è anche Túrin Turambar, la cui storia è raccontata in modo più approfondito ne I Figli di Húrin, ed Eärendil che, dopo le cadute del reame elfico di re Thingol nel Doriath e della mitica città elfica Gondolin governata dall’elfo Turgon, salpò verso le terre dei valar per chiedere aiuto contro Morgoth.
Il marinaio Eärendil, anch’egli figlio dell’unione fra un’elfa e un uomo, dopo aver raggiunto Valinor, venne “divinizzato” ed ebbe la concessione di salpare nel cielo con il suo veliero portando con sé uno dei silmaril. Da allora fu detto “Stella del Vespro”.
Manwë, commosso dalla richiesta di Eärendil, mosse le potenze dell’ovest verso la Terra di Mezzo, scatenando la così detta “Guerra dell’Ira” che portò alla cacciata di Morgoth, al suo incatenamento fuori da Arda e al ritrovamento di tutti i silmaril; i gioielli furono posti uno nelle viscere della terra, uno nelle profondità del mare e uno, come abbiamo già visto, sul vascello di Eärendil che solcava il cielo.
Protagonisti della Seconda Era furono i númenoreani e Sauron. I primi erano i signori degli uomini, una razza discendente da Elros, figlio di Eärendil ed Elwing, che a differenza del fratello Elrond aveva deciso di appartenere alla stirpe umana piuttosto che a quella elfica.
I númenoreani originariamente avevano una vita mortale plurisecolare e potevano decidere loro quando morire; abitavano nell’isola di Númenor, fra la Terra di Mezzo, la mitica isola elfica di Tol Eressëa e la Terra di Aman.
In quegli anni Sauron, servitore di Morgoth scampato all’ira dei valar, assunse un aspetto umano e incantevole, e finse di essere amico degli elfi.
Forgiò con il loro aiuto diciannove anelli del potere e di nascosto ne costruì un ventesimo in grado di dominare tutti gli altri. Così, quando Sauron fu smascherato, si barricò a Mordor, dove eresse la torre oscura di Barad-dûr e prese a incrementare la sua potenza formando armate di orchi e altre creature malvagie.
Poi fece finta di sottomettersi ad Ar-Pharazôn, re degli uomini, per essere portato a Númenor e influenzare più efficacemente i destini della Terra di Mezzo.
Sull’isola Sauron agì inizialmente per acquisire la fiducia dei númenoreani, e quindi per fomentarli contro i Signori dell’ovest.
Ar-Pharazôn decise di navigare con una flotta da battaglia verso le Terre di Aman (che erano proibite agli uomini), per lì stabilirsi e godere della vita eterna. Ma quando il re approdò dichiarando le terre occidentali di sua proprietà, Manwë entrò in collera, inabissò Númenor e tutti i suoi abitanti, e occultò per sempre le Terre di Aman.
Alla catastrofe sfuggirono il malvagio Sauron e alcuni númenoreani che, essendo stati da principio contrari alle decisioni di Ar-Pharazôn e fedeli ai valar, furono risparmiati dalla strage.
Elendil, discendente di Númenor, divenne nuovo re degli uomini e fondò Minas Tirith e Osgiliath nel reame di Gondor. Quindi si alleò con il re degli elfi Gil-galad e con lui mosse guerra a Sauron.
Elendil e Gil-galad persero entrambi la vita durante i combattimenti. Ciononostante il Signore oscuro venne sconfitto da Isildur, figlio di Elendil che, impossessatosi di Narsil, spada appartenuta al padre, gli tranciò il dito che indossava l’Unico Anello.
Sauron perse potere e per un’intera era dovette rimanere nell’ombra in attesa di recuperare le forze. Similmente si offuscò anche la linea di discendenza dei re degli uomini, tanto che a Gondor si alternarono semplici reggenti fino alla fine della Terza Era, quando comparve Aragorn, númenoreano e legittimo erede di Elendil. Con l’inizio della Quarta Era, e la definitiva sconfitta di Sauron a seguito della Guerra dell’Anello (in cui si affacciarono alla storia i mezzuomini detti “hobbit”), tutti i rimanenti elfi abbandonarono la Terra di Mezzo per navigare verso ovest, alla ricerca delle Terre di Aman, dove, finalmente perdonati, avrebbero continuato a vivere beatamente a fianco dei valar, lontano dagli uomini.  
Nagy Gergely, The Adapted Text:The Lost Poetry of Beleriand, Tolkien Studies, West Virginia University Press (2004)
  Il lai deI Figli di Húrin.
Nella mitologia norrena è chiamata “Ragnarok” la battaglia finale fra le divinità del bene e quelle del male. Nello scontro le due forze ataviche si annientano a vicenda, creando le basi per la nascita di un nuovo ordine divino anch’esso costituito da forze del bene e forze del male.
Per cui Beren fu riportato in vita dal vala Mandos con il benestare di Manwë. 
Sito web da visitare: http://www.marcodinoia.it
Autore del testo: Marco Andrea di Noia
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Parola chiave google : Il Silmarillion libro trama tipo file : doc

Il Silmarillion libro trama

                                                              ******
ALTRI BLOG... 
1474734_10202725820249831_1557339406_n
meditazionitolkieniane.wordpress.com 
OVAZIONE PER CHI CI SEGUE! GRAZIE!
                                                                *****
L’Associazione romana studi Tolkieniani
www.jrrtolkien.it/

John Ronald Reuel Tolkien

Estratto dal post Chesterton Lewis Tolkien


John Ronald Reuel Tolkien
(Bloemfontein, 3 gennaio 1892 – Bournemouth, 2 settembre 1973)

John Ronald Reuel Tolkien
                                                                                                      (FOTO) 
Tolkien nel 16, con l'uniforme dell'esercito britannico nella I^ guerra mondiale.
foto
John Ronald Reuel Tolkien nasce a Bloemfontein, Sudafrica, il 3 gennaio 1892 da Mabel e Arthur Tolkien, entrambi inglesi. Il padre muore in Sudafrica solo quattro anni dopo, quando lui era già tornato con madre e sorella minore in Inghilterra. L’anno dopo il termine dei suoi studi secondari muore, a soli 34 anni, anche la madre, che era però già riuscita a trasmettere al figlio la sua passione per le lingue, le fiabe e le leggende; passione che sarà il filo conduttore della vita di John, che fin da adolescente si dilettava a “costruire” nuovi alfabeti e che grazie alle favole otterrà il suo immenso successo.

La sua carriera professionale è sicuramente notevole: laureato ad Oxford, dopo la parentesi della prima guerra mondiale – combatte in Francia come Fuciliere – vi ritorna per divenire “Master of Arts” e per lavorare come assistente alla stesura del “New English Dictionary”; ma ben presto inizierà l’insegnamento come professore di lingua e letteratura anglosassone e successivamente inglese alle cattedre delle università di Reed, poi Leeds ed infine Oxford, dove rimarrà, in varie cattedre, per 34 anni. Egli è inoltre lettore alle università, ricercatore, scrittore di saggi, traduttore di testi antichi e medievali, conferenziere.

Parallelamente si svolge la sua vita “privata”: sposato fin dal 1916 con Edith Bratt, di tre anni più vecchia di lui, avrà da lei quattro figli dei quali ci interessa soprattutto Christopher, il terzo, che dopo la morte del padre provvederà a riordinare e pubblicare molti suoi scritti. Anche la moglie, purtroppo, non gli sopravvivrà, morendo di malattia nel 1971. Tolkien stesso, ormai uno dei massimi medievalisti e storici anglosassoni, muore all’età di 81 anni in una clinica privata a Bournemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973. Per suo espresso volere, sulla sua tomba e su quella della moglie furono incisi i nomi di Beren e Lúthien Tinúviel, i due eroi della Prima era simbolo di valore e soprattutto di un'unione indissolubile: Lúthien infatti rinunciò alla sua immortalità pur di stare con l'amato.Questo semplice aneddoto esplica perfettamente sia il legame profondo dell'autore con la moglie che la profonda identificazione "ideale" col suo fantastico mondo.

Ma ovviamente la parte determinante della sua vita, quella che lo porta ad essere considerato un grandissimo tra gli scrittori (e che ha, tra l’altro, portato il “Signore degli Anelli” ad essere votato libro del secolo), è stata quella dell’autore, del creatore non solo di favole, racconti, leggende e romanzi, ma addirittura di un intero mondo, dalla sua genesi alla sua maturità, fino alla caduta ed al risollevamento, attraverso i millenni; e soprattutto dei popoli e personaggi che lo popolano e lo caratterizzano, e delle lingue da loro parlate, descritte nei minimi termini.

Come già accennato, è la madre che gli trasmette la passione per le leggende e le favole; il suo interesse per la lingua e la storia anglosassone lo porteranno a crearne di proprie. Già nel 1917, convalescente per la guerra, inizia a lavorare al “libro dei Racconti Perduti”, il futuro Silmarillion; ma il ciclo ha il suo vero inizio con lo “Hobbit”, cominciato nel ’30, finito nel ’36 e pubblicato l’anno successivo. È questo il nucleo iniziale, sul quale continuerà a lavorare (all’inizio su richiesta…) fino a portare a compimento, nel 1949, il suo capolavoro, la trilogia “Il Signore degli Anelli”, pubblicato poi in due riprese (nel 1954 “La Compagnia dell’Anello” e “Le Due Torri”, nel ’55 “Il Ritorno del Re”). Nel frattempo avrà anche pubblicato gli ottimi racconti “Foglia, di Niggle” (1948) e “Il Cacciatore di Draghi” (1949). Tra le numerose pubblicazioni successive si possono menzionare “Le Avventure di Tom Bombadil” (opera in versi, 1962) e “Il Fabbro di Wootton Major” (1967). Il “Silmarillion” (1977, riveduto 1983) e altri scritti saranno poi pubblicati postumi a cura del figlio Christopher. Va inoltre menzionato come Tolkien abbia prodotto anche numerose illustrazioni che, accompagnate ai testi, ne descrivono perfettamente alcuni particolari.

I suoi libri sono stati pubblicati in molte parti del mondo e nelle più varie lingue, riscuotendo enorme successo e vendendo milioni di copie. Le opere di Tolkien attingono a piene mani dal materiale tradizionale, antico e medievale per quanto riguarda le figure tipiche (l’eroe, il nero nemico…), le ambientazioni (le varie razze, il variopinto ma estremamente “naturale” mondo di Arda) e le tematiche (una su tutte, l’epico scontro tra il bene ed il male); si potrebbe affermare che non ha scoperto nulla di nuovo, ma è riuscito lo stesso a colpire al cuore ed affascinare, intimorire, emozionare milioni di lettori, e questo grazie ad una mirabile sintesi di tutti gli elementi sopra descritti, ad una continua proposta di immagini colorate, emozionanti, ora epiche, ora desolate, ma sempre dinamiche, ad un linguaggio ed un intreccio non particolarmente difficili ma comunque efficacissimi. E soprattutto grazie alla minuziosa costruzione di un universo che, curato in ogni dettaglio, ci sembra verosimile, ci affascina, ci permette di sognare, in fondo, anche solo una piccola parte nel grande spettacolo di quell’universo.
Il Signore degli Anelli (titolo originale in inglese: The Lord of the Rings)


Rohan Theme from the Lord of the Rings on STL Ocarina



File:Unico Anello.png
L'Unico Anello, potente oggetto magico nel quale Sauron, ha infuso la maggior parte del suo potere.




Evenstar from the Lord of the Rings on  Ocarina





The Lord Of The Rings Trilogy - Full Official Soundtrack (HD)



Altre celebri opere di J.R.R. Tolkien riconosciute come pietre miliari del genere fantasy, quali  
Lo Hobbit e Il Silmarillion.

Lo Hobbit o la riconquista del tesoro

The Hobbit 
 (sottotitolato There and Back Again, "Andata e ritorno")

The Hobbit (Un viaggio inaspettato 2012)

La_caduta_di_Artu_J.R.R.Tolkien



Il leggendario sovrano, i cavalieri della Tavola Rotonda e gli altri personaggi del ciclo bretone rivivono nei versi potenti del signore del fantasy. Si svolge non nella favolosa Terra di Mezzo, ma nella storica Britannia del V secolo dopo Cristo l´incontro epico tra le avventure di re Artù e il cuore e la fantasia dell´autore di Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Qui le gesta dei cavalieri della Tavola Rotonda sembrano anticipare le eroiche imprese dei membri della Compagnia dell´Anello; nella figura di Lancillotto, diviso tra i doveri di guerriero e il richiamo delle passioni, si intravede il prode Aragorn innamorato della principessa degli elfi, Arwen. E il ghigno del traditore Mordred pare folle e malato quanto quello del sordido Gollum. È rimasto chiuso per 80 anni nella Bodleian Library di Oxford il manoscritto di La caduta di Artù, il poema che J.R.R. Tolkien scrisse ispirandosi al ciclo bretone che tanto amava, finché il figlio Christopher, dedito da anni a un paziente recupero filologico dell´opera paterna, non l´ha recuperato, edito e pubblicato. Un appuntamento irrinunciabile per gli amanti del fantasy, della storia e delle antiche leggende.



A Tolkien l´ispirazione del poema venne da un quadro del pittore inglese John Mulcaster Carrick, in cui si vede il mitologico sovrano a terra, sollevato per un braccio da un cavaliere. Entrambi sono rivolti verso il mare dove una nave si allontana confusa nelle nebbie del tramonto.


la_caduta_di_artu_Tolkien



La caduta di Artù
La caduta di Artù e l'inesausto sperimentalismo di Tolkien |  Tempi.it



La scoperta de “La caduta di Artù

 e l’inesauribile sperimentalismo di Tolkien



The Fall of Arthur. È questo il nome di un’opera inedita di John Ronald Reuel Tolkien, il padre de Il Signore degli anelli, presentata agli editori dal figlio di quest’ultimo, Christopher. Una scoperta eccezionale o soltanto feticismo filologico? tempi.it ne parla con Paulo Gulisano, medico e scrittore, esperto dell’opera di Tolkien.

La scoperta di The Fall of Arthur ha colto impreparati gli esperti di Tolkien?

No, è solo in parte una scoperta, poiché questo testo lo si conosceva da anni. Nella mia biografia di Tolkien, Il mito e la grazia, pubblicata dieci anni fa, già ne parlavo. La caduta di Artù è una di quelle opere incomplete a cui lo scrittore mise mano negli anni Trenta, prima ancora di scrivere Lo hobbit. Era un esperimento narrativo, infatti è incompiuto. E non era un mistero la sua esistenza, già lo si conosceva. Più o meno, tutte le opere di Tolkien sono state già catalogate, ma non tutte sono state pubblicate. Ogni tanto spingo qualche editore perché pubblichi le opere più interessanti. Come, ad esempio, un suo tentativo di romanzo di ambientazione fantascientifica, ma senza successo.

Chi ha scovato il manoscritto?

Christopher Tolkien, l’unico figlio di Tolkien, insieme a Priscilla, ancora in vita. Dopo il successo del Signore degli Anelli, Christopher ha portato agli editori qualche altra opera del padre. In particolare, propone agli editori opere particolarmente erudite. Christopher Tolkien non ha affatto gradito la “deriva” cinematografica della trilogia di Peter Jackson, a suo parere uno scempio dell’opera del padre. Ha voluto così controbilanciare il Tolkien “popolare” con una sua versione più “accademica”. Ma ben venga la pubblicazione di un’opera come questa

Di cosa parla?

 Tolkien, nel suo periodo sperimentale, ha provato a narrare le gesta del ciclo arturiano. La caduta di Artù è un poema interessantissimo perché anticipa molti temi del Signore degli anelli, come il fallimento di Frodo che non riesce a portare a termine la sua missione, se non con il provvidenziale evento di Gollum. Dopo questo tentativo, Tolkien ha abbandonato il terreno già praticato del racconto cavalleresco per costruire uno scenario antico più peculiare.



Tuttavia, l’opera in questione era già conosciuta.

Tolkien stesso citava di un suo manoscritto ad Oxford, che ho visionato e da cui ho tratto una brevissima preghiera, che riportavo nel mio volume, dove il cavaliere, che ha fallito, domanda misericordia a Dio.

Leggi di Più:




John Ronald Reuel Tolkien >>>  jrrtolkien.it/jrr-tolkien

IL PADRE DEGLI HOBBIT



John Ronald Reuel Tolkien nacque a Bloemfontein in Sudafrica il 3 gennaio 1892, da genitori inglesi originari di Birmingham. Morto il padre nel 1896, per motivi di salute si trasferì con la madre ed il fratello Hilary in Inghilterra, a Sarehole, un sobborgo di Birmingham. Durante gli anni che seguirono, però, si spostarono più volte. 



Nel 1904 morì la madre, dalla quale il giovane Tolkien aveva nel frattempo ereditato l'amore per le lingue e le antiche leggende e fiabe, e venne affidato, assieme al fratello, ad un sacerdote cattolico degli Oratoriani, padre Francis Xavier Morgan, che aveva seguito la famiglia nella conversione al cattolicesimo. Sotto la sua attenta guida il giovane Ronald iniziò gli studi dimostrando ben presto capacità linguistiche notevoli: eccelse in latino e greco e divenne competente anche di altre lingue tra cui il gotico e l'antico finnico. Importanti in questi anni sono anche le sue esperienze nelle associazioni studentesche.



Proprio in questi anni iniziò a lavorare ad un linguaggio da lui inventato. A diciotto anni si innamorò di Edith Bratt, ma il suo tutore Padre Morgan gli impediva di vederla e di scriverle fino ai ventun anni. Tolkien così si immerse anima e corpo nello studio dei classici, dell'antico inglese e delle lingue germaniche, all'Exter College.



Nel 1913 tornò con Edith, e nel 1915 gli fu conferito il titolo di Bachelor of Arts all'Exeter College di Oxford.



Scoppiata la guerra, nel 1916 si arruolò volontario nei Lancashire Fusiliers; poco prima di partire per il fronte, il 22 marzo, si sposò con Edith. Venne mandato in trincea sul fronte occidentale (partecipò anche alla Battaglia della Somme), e qui i suoi tre migliori amici persero la vita; in seguito si ammalò e gli fu concesso il ritorno in patria. Nel 1917 nacque il suo primo figlio John e Tolkien collaborò per due anni alla stesura dell'Oxford English Dictionary. L'anno dopo nacque il secondo figlio Michael. Finita la guerra proseguì gli studi all'Exeter College, conseguendo nel 1919 il titolo di Master of Arts.



Nel 1921 diventò docente di Lettere all'università di Leeds e continuò a scrivere e a perfezionare i suoi "racconti perduti" e il suo linguaggio inventato. È di questi anni la sua profonda amicizia con C.S. Lewis, autore delle Cronache di Narnia; insieme fondarono il circolo degli Inklings, di cui fu membro anche Charles Williams. Tre anni dopo nacque il suo terzo figlio Christopher. Nel 1925 venne nominato professore di filologia anglosassone al Pembroke College di Oxford e nel 1945 gli venne affidata la cattedra di lingua inglese e letteratura medioevale del Merton College, dove insegnò fino al suo ritiro dall'attività didattica avvenuto nel 1959. Specializzato nel dialetto medievale dell'Inghilterra centro-occidentale (di cui era originaria la sua famiglia), tradusse e commentò molti testi antichi che vengono ancor oggi studiati.



Quattro anni più tardi nacque la quarta figlia, Priscilla.

Fu soprattutto tra il 1920 ed il 1930 che scrisse e fece correre la sua fervida immaginazione. I suoi lavori si distinguevano in due categorie: le storie inventate per i suoi figli e le leggende e le mitologie del suo mondo. Il tassello per unire queste due realtà arrivò all'improvviso quando, in una calda giornata estiva alla fine degli anni venti, su un foglio bianco scrisse: «In un buco nel terreno viveva uno hobbit». Quel nome colpì a tal punto la sua sensibilità di filologo da spingerlo a scrivere una storia avente come protagonista un Hobbit, per spiegare meglio cosa fossero queste strane creature.

Nel 1937 l'opera venne pubblicata con il titolo Lo Hobbit: il libro è pensato per i più piccoli ma vi si può intravedere uno sfondo ben più vasto e complesso. Il libro riscosse grande successo tanto che Tolkien, su richiesta dell'editore, mise mano a tutto il materiale, scritto e non, che aveva prodotto fino ad allora.

Tolkien infatti aveva già cominciato fin dal 1917 a "costruire" la Terra di Mezzo, ovvero il mondo incantato in cui si svolgono tutte le avventure descritte.

Pur essendo Lo Hobbit la sua opera prima di narrativa, rappresentò una tappa fondamentale nella sua carriera di scrittore: infatti attorno al nucleo originario di quest'opera l'autore sviluppò, nel decennio successivo, il suo mondo immaginario che lo ha reso celebre, quello della Terra di Mezzo, che prese forma soprattutto in quell'epica fantastica che è la trilogia de Il Signore degli Anelli, unanimemente riconosciuta come la sua opera più importante. Scritta in una lingua molto ricercata che cerca di ricostruire la semplicità e la severità dell'inglese medievale, la trilogia viene inizialmente pubblicata in tre distinti volumi: La Compagnia dell'Anello (1954), Le Due Torri (1955) e Il Ritorno del Re (1955), che furono poi riuniti nel 1956 in un unico libro.

Negli anni seguenti Tolkien lavorò ad un'altra opera, Il Silmarillion - iniziata in verità già dal 1917 - che portò avanti fino alla morte, ma che non riuscì a concludere. Dall'immenso repertorio mitico lasciato in eredità da Tolkien sono nate opere come I racconti perduti, I racconti ritrovati e I racconti incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo, pubblicate dopo la morte dell'autore dal figlio Christopher.

Grande amante della natura, trascorse gli ultimi anni della sua vita (dopo il suo ritiro avvenuto il 1969) nella città costiera di Bournemouth dove morì il 2 settembre del 1973, un anno dopo la morte di Edith. Sono sepolti insieme nel cimitero di Wolwercote, nei sobborghi di Oxford. Come segno del suo attaccamento alla sua opera decise di fare scolpire sulla lapide della moglie il nome Luthien e sulla sua il nome Beren, protagonisti della romantica storia del Silmarillion


Opere dell'Autore 
Il cacciatore di draghi, 1975 (Farmer Giles of Ham, 1949) 
Albero e foglia, 1976, che contiene il saggio Sulle fiabe (On Fairy-Stories, 1939), i racconti brevi "Foglia di Niggle" ("Leaf by Niggle", 1945) e "Fabbro di Wootton Major" (Smith of Wootton Major, 1967) e la pièce teatrale "Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm" (The Homecoming of Beorhtnoth, 1953) 
Le avventure di Tom Bombadil, 1978 (The Adventures of Tom Bombadil, 1962) 
Le lettere di Babbo Natale, 1980 (The Father Christmas Letters, 1976) 
Mr. Bliss, 1984 (Mr. Bliss, 1982) 
Roverandom, 1998 (Roverandom, 1998) 
Lo Hobbit, 1973 (The Hobbit, 1937) 
Il Signore degli Anelli, 1970 (The Lord of the Rings, 1954-55) 
Il resto è stato tutto pubblicato postumo, a cura del figlio terzogenito Christopher Tolkien, che ha riordinato la mole cospicua di appunti lasciata dal padre. 

Il Silmarillion, 1978 (The Silmarillion, 1977) che, pur nella sua "incompiutezza" di fondo, mantiene ancora una trama. 
Seguono i vari frammenti, ordinati principalmente per argomento. I frammenti di maggiore rilevanza sono stati pubblicati come:
Racconti incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo, 1981 (Unfinished Tales of Númenor and Middle-earth, 1980). 
Altri scritti sulla Terra di Mezzo sono contenuti nei dodici libri della History of Middle-earth. La pubblicazione si è conclusa con il dodicesimo volume, ma nel 2002 è uscito un tredicesimo volume formato unicamente di indici.
Il 18 settembre 2006 è stato annunciato un nuovo romanzo di Tolkien, The Children of Húrin, che è stato completato dal figlio


J.R.R. Tolkien*>>>  jrrtolkien.it/jrr-tolkien

Tolkien fuma la pipa
John Ronald Reuel Tolkien, massimo studioso di letteratura medievale inglese, nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, nel Sudafrica, da genitori inglesi originari di Birmingham. Morto il padre nel 1896, la famiglia si trasferì in Inghilterra, nel villaggio di Sarehole presso Birmingham. Dalla madre, Tolkien ereditò l’amore per le lingue e per le antiche leggende e fiabe. Dopo la morte di lei nel 1904, fu educato da Padre Francis Xavier Morgan, un sacerdote cattolico degli Oratoriani. Studiò all’Exeter College di Oxford, ove ottenne il titolo di Bachelors of Arts nel 1915. Combattente nella prima guerra mondiale, ritornò ad Oxford ove divenne Master of Arts nel 1919, e collaborò all’Oxford English Dictionary. Insegnò lingua e letteratura anglosassone ad Oxford dal 1925 al 1945, e poi lingua e letteratura inglese fino al suo ritiro dall’attività didattica. Morì a Bournemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973.

Approfondimenti